Porta Palazzo. Un centro culturale diffuso delle migrazioni.

Porta Palazzo esprime un’enorme potenzialità: essa sprigiona dal tessuto sociale e culturale del quartiere del grande mercato, luogo di approdo, integrazione, partenza di moltissime persone di diverse provenienze, che storicamente ha determinato una realtà forse unica, un patrimonio di relazioni, modalità, confronto e conflitto, contenuti in un luogo dove si riesce a vivere bene quasi tutti, dove è l’accessibilità a connotare una certa qualità della convivenza. Ci sono ovviamente contraddizioni evidenti, come quella del settore informale o dell’aggressività del piccolo commercio che paiono dominare la scena del quartiere. O peggio la persistenza di situazioni di degrado dell’abitare.

Non si può tuttavia negare che il luogo possa offrire spazio e dignità a tutti. La stratificazione delle migrazioni ha qui lasciato segni indelebili, come parzialmente racconta la lapide di Francesco Cirio in piazza della Repubblica. E’ essa una storia fondamentale per la città di Torino e non solo.

Collegato a tale aspetto v’è il radicarsi nel quartiere delle realtà di aiuto, enti caritatevoli e associazioni di sviluppo sociale, nel corso di quasi due secoli. La povertà non è mai scomparsa dal quartiere, sono piuttosto cambiati i soggetti, che il mercato più economico della città vede protagonisti in differenti periodi: i contadini piemontesi come il monferrino Cirio, i meridionali, gli stranieri. Tutti hanno cominciato qui il loro percorso, a volte rivolto a un futuro di affermazione sociale, altre alla sconfitta delle proprie aspirazioni. Sono arrivati, si sono conquistati un ruolo nel territorio, almeno uno spazio, sono quasi sempre poi partiti. E’ un quartiere di transiti. (confidiamo non diventi piuttosto luogo di espulsioni, dove la povertà non si risolve, si sposta.)

La qualità delle relazioni nel quartiere è data da un tessuto sociale diversificato, estremamente vario e variabile, dove a prevalere sono piccole realtà, a partire da quelle commerciali che ne forniscono la connotazione principale. Identifichiamo in questa diffusione del potere, uno spezzettamento che pare offrire poco valore, il valore invece definitorio del luogo, che è fatto di piccoli e aperto pertanto a molte sfumature e possibilità.

E’ importante partire dalla valorizzazione del tessuto relazionale, associativo, esperienziale e progettuale che s’è via via radicato in questo piccolo territorio della città, puntando su un lavoro dal basso che sappia partire dai margini della città. Con la forza che la marginalità adiacente al ricco ed elegante centro città, una marginalità fatta di tante diversità, fatiche, sporcizia, disordine apparente, può rivelare a uno sguardo profondo. Porta Palazzo cela nell’immagine contrastata che offre di sé un’infinità di esperienze, realtà di collaborazione, solidarietà, progettualità, competenza, proprio a partire da quelli che qualcuno definirebbe ‘gli ultimi’ e dalle Organizzazioni che hanno saputo, con molta pazienza, nel corso di tanto tempo qui radicarsi e consolidare buone pratiche, apprendendo dalla gente del quartiere, da quei poveri che portano cultura e competenze ormai da tutto il mondo.